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Negli anni Dieci numerosi scrittori, molto spesso giovani, si avvicinarono al cinema con entusiasmo per "ordire, scrivere, sceneggiare, inscenare soggetti di film", come ricorderà con orgoglio il torinese Arrigo Frusta, uno dei più apprezzati "soggettisti" dell'epoca. Le "voci del silenzio" appartengono proprio a questi sceneggiatori, spesso dimenticati, ma anche agli attori che recitavano sul set seguendo le loro indicazioni e ai "direttori di scena" che le interpretavano più o meno liberamente. Attraverso lo studio degli eccezionali materiali conservati nel Museo Nazionale del Cinema di Torino, l'autore ricostruisce la genesi e l'evoluzione di un mestiere, quello del "soggettista" specializzato, assolutamente nuovo per l'epoca.