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Una Dublino sotto un cielo gonfio di pioggia; umida nei vicoli malfamati, in cui l'odore di umanità ammucchiata si mischia a quello stagnante di cibi e lavatura di pavimenti. E dodici ore. Dodici ore scandite dal ritmo martellante dei minuti. Dodici ore che separano la vita e la morte. In uno scenario carico di tensioni, Liam O'Flaherty si confronta con una ferita aperta della storia irlandese che ha scatenato violenze fratricide. A dar voce all'universo di fame e miseria di una città lacerata è uno scrittore immune da facili semplificazioni, che scandaglia gli eventi negli aspetti più crudi. Quest'attitudine impietosa fa del Traditore, romanzo drammatico e monumento della renaissance irlandese, una toccante rappresentazione dell'ambiguità umana. I personaggi di O'Flaherty sono figure notturne che portano la disperazione impressa nella carne: alcolizzati assetati di oblio; prostitute dai corpi sfatti; vecchi incavati vestiti di stracci. Notturna è anche la rappresentazione di una Dublino miserabile e stanca, che cela nei vicoli angusti le ombre striscianti di un'umanità mediocre e sopraffatta da istinti feroci. Rivoluzionari senz'anima, poliziotti spietati; occhi come fessure dalle quali osservare una spia. Gli uomini di questo suggestivo romanzo, incatenati da una violenza che trasfigura, possiedono spesso tratti mostruosi e bestiali.