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In questo saggio, che chiude l'ideale trilogia dedicata a Leopardi, l'autore affronta il tema della modernità del poeta di Recanati. Egli anticipa il tratto fondamentale dell'uomo contemporaneo, che si muove in un universo fatto di opposizioni apparentemente inconciliabili. Nella sua lirica la frattura si esprime tramite polarità che si attraggono: per questo nel deserto c'è il fiore, nella finitudine il respiro dell'infinito, nella ferita della vita la presenza dolceamara di ciò che è perduto. Seguendo le vie dei "Canti" e delle "Operette morali", Prete indaga nelle pieghe di un solo verso - "negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi - nella "filologia fantastica" della prosa morale, concentrandosi sullo "Zibaldone", il testo forse più profondo della modernità.