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In un monologo al limite del delirio, mentre da un lato emergono le linee segrete del mondo poetico-immaginativo, solitario e contro-corrente del pittore, dall'altro affiora la complessità dei rapporti umani che Sergio Vacchi ha saputo costruire fin da giovanissimo negli ambienti della letteratura (Moravia, Garboli, Maraini), del cinema (Ponti, Vittorio De Sica, Fellini), della filosofia (Garroni), della moda (Luisa Spagnoli), dell'arte (Morandi, De Chirico, Guttuso, Balthus). Ne nasce uno spaccato di storia socio-culturale italiana della seconda metà del Novecento di inaspettata vivacità e densità emotiva.