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Questo libro parte da un presupposto molto semplice: i nati a metà degli anni Cinquanta sono una generazione "di mezzo". Troppo giovani per vivere il Sessantotto, troppo vecchi per il Settantotto e dintorni. Eppure hanno vissuto in un tempo difficile attraversato dal terrorismo, da tangentopoli, dal compromesso storico, dal craxismo, dal berlusconismo e dal montismo. Cosa vuole dire essere un cinico o un sognatore? Vuol dire avere due visioni differenti del mondo e delle cose che nel mondo avvengono. Vuol dire credere che la politica serve a migliorare le cose o essere certi, al contrario, che ci ha rovinato la vita. Vuol dire credere che l'amore ci salverò, o al contrario, che ci normalizzerà. Vuol dire credere che educare i figli all'onestà deve essere un precetto morale, o al contrario credere che l'onestà è un qualcosa da evitare. Vuol dire più leggi, più capisci, più sei felice, oppure, più leggi, più capisci, più soffri. Questo libro pone un quesito antico che riguarda l'essere, il sognatore, e l'avere, il cinico. Ma siamo certi che non si possa essere cinici o sognatori allo stesso tempo o magari allo stesso momento o a seconda del caso? Se questo è possibile l'autore non lo sa o forse non lo vuole dire, magari perché non ne è certo. Forse sarà meglio che ognuno decida da sé: il tempo dei cattivi maestri è alle spalle, ormai (o purtroppo)! Prefazione di Pietro Folena.