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La metropoli è capitale costante in azione, quindi espropriazione forsennata della forza-lavoro. Ma nello stesso tempo la metropoli è il luogo dove il capitale intellettuale ed il comune, prodotti dal lavoro, sono riappropriati dalla moltitudine. La metropoli è perciò luogo di sfruttamento ma nello stesso tempo terreno di esodo. L'egemonia del lavoro immateriale e della moltitudine cognitiva sul processo di produzione, può allora qui essere di nuovo costruita, nella rappresentazione e nella realtà, così come il movimento comunista aveva costruito l'egemonia dell'operaio sulla fabbrica. In ciò sta la decisione politica di chi ama la libertà. Il risultato di ogni critica della città, oggi, è definizione di uno spazio di un tessuto di lotte: la metropoli come moltitudine, la moltitudine come metropoli.