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Il libro parla di donne del mito greco e della gravità delle loro vite violate. Sono i classici che narrano di divinità femminili e di vergini stuprate, schiave razziate, dee e donne al servizio del dio-eroe-uomo, madri, mogli, figlie nel dolore del sacrificio. Le loro parole nel tempo sono state accolte quasi esclusivamente per il posto centrale che hanno dato agli uomini, agli eroi, agli dei. In verità, di donne tutti hanno tanto parlato: in Omero, Esiodo, i tragici, i poeti, i mitografi, gli storici leggiamo di un continuo accanito rapimento, uno strappo all'esistenza libera delle donne, una costruita denigrazione, una violenza dell'uomo-dio che diventa cultura e si trasmette, come una feroce normale seduzione. Una violenza tale da irretire corpo e mente e nel tempo arrivare fino a noi, fino all'oggi, una violenza che quotidianamente colpisce la stessa esistenza in vita delle donne. Il mito è un intrico di fili, solo apparentemente ingarbugliati; in realtà, se dipanati, indicano una strada di giustizia: in ogni donna si può trovare un'Aracne che insegni a tessere ancora una trama di denuncia.