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Vittorio Monteleone, uno dei chirurghi ortopedici più apprezzati nel panorama medico mondiale, ci racconta, in questo libro, gli aneddoti più rilevanti della sua vita privata e professionale. Parte da lontano, il professor Monteleone: scrive di quando, ancora ragazzo, dovette lasciare Sannicandro Garganico (piccolo comune della Puglia) per inseguire quello che, da sempre, era il suo sogno: diventare un chirurgo ortopedico. Ci racconta della sua ostinazione, dei contrasti col padre (che avrebbe preferito vederlo iscritto alla facoltà di Economia e Commercio), delle interminabili giornate passate sui libri, delle passeggiate nel centro di Roma durante le pause dallo studio. E poi dell'incontro con Rita, compagna vita e madre dei suoi figli, della specializzazione a Napoli, dei sacrifici di un giovane medico che, sin da subito, ha dimostrato di avere la stoffa per arrivare lontano. La sua carriera è stata un crescendo di successi e di soddisfazioni: il primariato all'Ospedale Incurabili, poi al San Paolo e infine al Cardarelli, le borse di studio in Francia e in Svezia, i contatti e le collaborazioni con i più grandi ortopedici europei e mondiali, che gli hanno permesso di diventare un medico all'avanguardia, in grado di padroneggiare le più moderne ed efficaci tecniche operatorie. Come uomo politico si è battuto per la riqualifica di un territorio (quello dell'Italia meridionale) troppo spesso trascurato e abbandonato a se stesso, a causa di una politica sanitaria nazionale poco attenta alle esigenze reali dei cittadini. Una sezione a parte, infine, è dedicata, nel libro, alle parole dei suoi allievi. Parole di stima, di affetto, di gratitudine sincera. Quello che emerge è il ritratto di uomo dai modi forse troppo schietti e diretti, ma dal cuore grande; un uomo che ha saputo osare, che ha saputo sfidare l'ordine prestabilito delle cose, pur di mettere le sue conoscenze mediche al servizio di chiunque ne avesse bisogno. Un uomo che non si è mai fermato, che non ha mai smesso di studiare, di migliorarsi, guidato dalla convinzione, che mai per un momento il destino lo avrebbe allontanato dalla passione per l'ortopedia.