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Questo libro non è una guida, non un saggio, nemmeno un romanzo: è una città che si racconta. E lo fa con la voce di una napoletana nata nei suoi vicoli; una voce che viene dal basso, dalle viscere cavernose dei suoi muri chiusi a qualsiasi penetrazione. Perché Napoli, questo mondo a parte - un mistero cosmico - non può essere guardata dall'alto o dal fuori, con lo stetoscopio della scienza: bisogna viverla dall'interno del suo utero. E non per capirla o giustificarla, ma per prendere atto di una realtà immutabile. Napoli non può essere condannata né assolta: l'etica è esclusa da questo microcosmo pagano, dove le passioni esplodono come il Vulcano che la tiene in ostaggio; dove l'eccesso ha trovato la sua misura e la follia la sua ragione. Si può solo amarla assolutamente o assolutamente odiarla, e nell'uno o nell'altro caso senza un perché. È questa la sua seduzione. Questa città cortigiana per finta, sfuggente e infida e inattingibile, che ha fatto della libertà la sua veste e della ribellione la sua anima, non poteva essere raccontata se non in chiave metafisica, attribuendo agli esseri che la abitano e alle pietre, con le quali sono tutt'uno, il carattere dei demoni, i ribelli "ab aeterno."