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Dieci racconti che ridanno voce ad altrettante tragedie dimenticate della seconda guerra mondiale, tutte avvenute nel Mezzogiorno. Le storie, rigorosamente vere e documentate, offrono una narrazione ricca di pathos unita a resoconti storici minuziosi. Le vittime sono quasi sempre i civili, mentre i carnefici cambiano di volta in volta: i nazisti dell'eccidio di Caiazzo, che oppongono crudeli rappresaglie alla sollevazione di Matera; gli angloamericani che fanno strage di contadini al "Borgo Ventimiglia" in Sicilia, mitragliando quattordici bambini nella piazza di Buccino. Altre volte protagonista è semplicemente la malasorte, che si accanisce con sei ragazzi calabresi, sbandati dopo l'otto settembre e morti carbonizzati in un carro bestiame a Pisciotta o con le quasi seicento vittime del "treno 8017", uccise dalle esalazioni di monossido di carbonio nella "Galleria delle armi" sui monti di Balvano. Solo due racconti sfuggono al finale tragico e descrivono due risposte possibili e paradigmatiche alla guerra: quella di Ciccio, contadino-sommergibilista, eroe suo malgrado, e quella di Peppiniello, che "getta lo scudo" ed emigra in Venezuela per scampare al massacro. Il libro nel suo insieme è un tributo alle tante vittime delle stragi, meritevoli di memoria e rispetto, e non dell'oblio al quale finora sono state destinate.