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"Questo è un libro delizioso per tre motivi. Il primo motivo, naturalmente, si identifica con il "giallo" intrinseco del racconto di Stefania Nardini: la storia che il protagonista, un cronista di "nera" del "Mattino" di parecchi anni fa, racconta con infernale abilità, a pezzi e bocconi, arrivando alla rivelazione della verità soltanto nelle ultimissime righe del romanzo ma attraverso una serie incessante di indagini, di illazioni, di cantonate, di intuizioni, di scoperte che sembrano dover culminare in una colossale delusione e che invece, quasi casualmente o se preferite miracolosamente, si traducono nella convincente ricostruzione finale di un duplice delitto che sta dietro al ritrovamento dei famosi "scheletri di via Duomo", una grande strada napoletana, non a caso vicinissima a quella ancora più famosa, anzi famigerata, che è Forcella. Ma è il terzo motivo che rende il libro delizioso: la scrittura. Stefania scrive con la dinamite e impagina a modo suo, strapazzando il periodo ma esaltando la sintassi e la lingua, anche se questo suo racconto sembra tradotto dal dialetto napoletano." (dalla Prefazione di Antonio Ghirelli)