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Una cittadina della provincia toscana, l'omicidio di una nobildonna, un magistrato che ha deciso di raccontarsi per far emergere la propria verità: sono questi gli ingredienti da cui parte una storia giocata sul filo delle emozioni e della memoria, che apre il sipario su scenari inconfessabili, sino alla scoperta di un crimine orrendo, dietro il quale si muovono ombre organizzate dal Potere. E ancora: la Sicilia dell'interno, degli anni Sessanta, con i suoi miti e riti, tabù e saperi. E davvero ingarbugliata la matassa che Lorenzo, sostituto procuratore di Terralba, è chiamato a dipanare: aspetti di sé che urgono dai rappezzi di una perdurante rimozione; lo strozzamento di Elvira Azzalori Randini, una donna dalla vita sregolata, spaventata e attratta da richiami ancestrali; la improvvisa sparizione di una bambina. L'indagine, al tempo stesso giudiziaria e psicologica, porta alla luce, insieme al morente e ai responsabili del delitto, immagini negate, echi di antichi rimorsi, verità parallele. Eumenidi o Erinni? In ogni caso fantasmi del passato, che riprendono corpo e si incrociano con la suggestione provocata nel magistrato dall'eccezionale personalità della vittima, con cui egli finisce per confondersi, in un groviglio che, secondo la metafora del Convito platonico, rinvia all'unità originaria delle loro vite, tagliate orizzontalmente, invece che verticalmente, dalla spada di Zeus.