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Con il corredo di cinquantadue immagini a colori di famosi film, commentate da brevi folgoranti note, il libro spiega in che maniera è possibile utilizzare il cinema nella cura delle sofferenze psichiche e delinea una psicoterapia immaginativa che, facendo leva sull'erotismo e sulla seduzione, scardina l'identità e il tempo immobile dell'essere. Per l'autore, infatti, il disturbo mentale non è la perdita dell'identità (o la sua scissione), ma l'eccesso di identità: una forma stagnante e rigida dell'essere, che, senza aperture, non comunica più con il mondo e si predispone al delirio. La psicoterapia immaginativa mira a riaprire ciò che è chiuso, far respirare ciò che soffoca, rimettere finalmente in moto il desiderio.