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Il libro evoca il periodo immediatamente successivo alla seconda guerra mondiale, quando il nuovo regime, volendo creare una nuova classe di proletari, impone ai pastori di lasciare le loro montagne e andare ad abitare in città. Così la piazza grande di Skopje, il Plochtad diventa tutta bianca, invasa dalle capre che i pastori rifiutano di abbandonare. Ma la tragedia è dietro l'angolo: il Potere decide lo sterminio delle bestie. Se l'allegoria tracciata dall'autore costituisce per certi aspetti una lezione di speranza, essa è prima di tutto una riflessione sulla pericolosa vanità delle ideologie che aspirano a creare un "uomo nuovo", e rimane una profonda meditazione sulla fragilità delle cose, e sulla precarietà dei Balcani.