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"Voglia di raccontare. Raccontare in una lingua nuova che si prende per mano e non si sente più estranea. È già successo altrove, ora tocca alla nostra, di lingua, diventare "parola transfuga". L'italiano si contrae, scivola, si distende, percorre gli immaginari con la ricchezza del suo ritmo, dei suoi suoni, della sua sintassi complicata ed espressiva. E si rinfresca nei sogni, nelle storie, nelle immagini degli "altri". Si incupisce di paure e disperazioni. Continua a farsi letteratura. A farsi cioè territorio dove chi scrive e chi legge si incontra senza riserve, senza menzogna per sentire allo stesso modo." (l'Editore)