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Dieci anarchiche italiane vissute tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento, ritenute pericolosissime da ogni polizia e perciò costantemente controllate, in pubblico e in privato, in Italia come all'estero. I loro nomi sono ormai dimenticati, ma ricorrono nei documenti conservati presso il Casellario Politico dell'Archivio Centrale dello Stato. Si chiamavano Ersilia Cavedagni, Ernestina Cravello, Nella Giacomelli, Clotilde Peani, Virgilia D'Andrea, Leda Ratanelli. Fosca Corsinovi, Elena Melli, Maria Rygier e Maria Bibbi, e sono state per cinquant'anni, ognuna a modo suo, protagoniste dell'anarchismo. Le loro travagliate esistenze, qualcuna spezzata, raccontano - fra rivolte e prigioni, giornali, spie e cospiratori, amori e rancori, attentati veri o presunti - le storie non prive di contraddizioni dell'antimilitarismo, del sindacalismo rivoluzionario, degli esuli politici in giro per il mondo, della guerra civile di Spagna e dell'opposizione al fascismo. Con loro e intorno a loro altre donne e molti uomini. Un affresco umano e politico di chi ha attraversato la vita controcorrente.