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L'automobile non è un destino: Torino e Detroit - culla della Fiat la prima, patria di General Motors, Ford e Chrysler la seconda - sono state plasmate dal ciclo dell'industria automobilistica ma non da oggi cercano un'identità più complessa. La crisi dell'auto ha provocato a Detroit rapidi cambiamenti sociali, dice il sindaco Dave Bing: il dimezzamento degli abitanti con una forte dispersione urbana, crescente senso di insicurezza nella popolazione, alto tasso di abbandono degli studi. Oggi si avviano altri settori tecnologici e una nuova urbanistica. Torino ha cercato gradualmente altre vie, riuscendo a rinnovarsi meglio di altre città industriali europee. Tuttavia per diventare uno snodo decisivo nell'economia globale la città ha bisogno di un salto di qualità nell'immaginazione che individui un percorso strategico. Il libro propone alcuni ingredienti, come internazionalizzazione delle università e dei centri di ricerca, rivalutazione della tradizione anche legata al lavoro manuale e al mestiere, servizi di alta qualità che valorizzino il capitale umano. Sfondo indispensabile per l'innovazione sono massicci investimenti pubblici e privati e la ricerca di relazioni industriali inedite, atte a coniugare bene la sfida mondiale e la difesa dei diritti dei lavoratori. La scommessa è creare la cultura di un vero e proprio territorio metropolitano globale, in grado di integrare l'etica manifatturiera e le possibilità delle tecnologie dell'informazione diffusa. Prefazione di Sergio Chiamparino.