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Il fantastico, inteso come genere, o "modo", caratteristico della narrativa occidentale a partire dalla fine del XVIII secolo, è stato negli ultimi decenni oggetto di numerosi studi, analisi, inquadramenti teorici, precisazioni classificatori e da parte della critica letteraria. Manca invece, in relazione al teatro moderno (sia al livello dei testi che degli allestimenti scenici), un'attenzione critica strutturata nei confronti della componente fantastica, che solo di recente ha cominciato a essere oggetto di qualche specifico interesse da parte di alcuni studiosi, prevalentemente in ambito francese e spagnolo. Questo volume intende mettere in luce, attraverso l'analisi dell'opera di drammaturghi, registi, musicisti di vari paesi europei, le diverse anime del moderno fantastico teatrale, che offre, rispetto al fantastico letterario, un panorama più complesso e variegato soprattutto in ragione della sua destinazione spettacolare. Così, da una parte il teatro tra la fine del Settecento e il primo Novecento concede un'ospitalità maggiore di quanto non faccia la narrativa per adulti alla presenza del meraviglioso, declinata sul piano dei contenuti (mitologici o fiabeschi) quanto su quello della messa in scena (spesso propensa a perpetuare gli effetti barocchi di meraviglia attraverso l'uso di macchine e trucchi ottici); dall'altra accoglie, in modo ora sottilmente inquietante ora più esplicito, quella componente "negativa", demoniaca e tenebrosa, perturbante e trasgressiva...