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"Chi si circonda di significati vorrebbe farne a meno di tanto in tanto, liberarsi del sangue versato che non trova riscontro nella realtà: così Penelope di Eleonora Rossi. L'esergo di Milan Kundera scelto dall'autrice introduce l'incongruenza di fondo, la contraddizione sostanziale ed eterna tra 'l'Oceano', l'Infinito in cui è immerso l'uomo, e la sua finitezza, le 'conchiglie / frante sulla riva', che a volte lo fanno sentire altro dal Tutto, privato di quel legame invisibile e intangibile che lo rende figlio della Terra. La dicotomia di corpo e spirito, di fisico e anima, è superata solo dall'armonia del sacrificio percepita dal poeta: 'come rugiada nella culla / delle foglie', il nutrimento - l'acqua- nella culla che al contempo è organismo appagato - la foglia. Così comincia il viaggio della protagonista, alter ego dell'autrice, lungo le sue sette vite, scalini o soglie da varcare per tornare a se stessa. Affermando sin dal principio che bisogna prestare attenzione alle foglie che ingialliscono, poiché i ricordi sono doni che ci perpetuano." (dalla prefazione di Matteo Bianchi)