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La monografia "L'opera dell'imperatore Claudio", pubblicata in italiano originariamente nel 1932 (e subito tradotta in inglese), è un lavoro giovanile dello studioso, con spunti e osservazioni che mantengono intatta tutta la loro validità. L'erudito pedante, il principe illuminato, ma anche il dinasta spietato e accentratore, sono solo alcuni dei tratti di un Claudio che qui ci appare dipinto secondo i toni della contraddizione, costantemente in bilico tra l'inevitabile compimento di un'autocrazia imperiale, cosmopolita e universale, e la vaga nostalgia di un passato oligarchico, romano e «nazionale». Il "Claudio", nel suo caratteristico taglio panflettistico tanto caro all'antichistica italiana tra le due guerre, rimane pur a così grande distanza dalla sua prima apparizione un saggio imprescindibile della storiografia del Novecento sul mondo classico.