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A distanza di più di ottocento anni, gli eventi accaduti ad inizio '200 nelle terre d'Oriente possono sembrarci obsoleti, troppo lontani. Ma la società bizantina è stata per molti versi simile a quella nostra contemporanea. Basti pensare alle innumerevoli lotte per il potere, le guerre, gli attriti religiosi, le posizioni nazionalistiche contro quelle a favore di un'apertura verso l'Occidente, verso il mondo vero e proprio. Costantinopoli rappresenta una pietra miliare per la storia del Mediterraneo, culla della civiltà. È incontrovertibile il fatto che senza la Polis anche le vicende politico-militari italiane si sarebbero potute evolvere differentemente rispetto a quanto accaduto. Bisanzio, la città Regina, la Regnante fu per secoli un modello da imitare, per qualcuno, per altri, invece, un nemico da cancellare dalla Storia. Questa megalopoli racchiudeva il seme delle nostre moderne città, ma soprattutto della nostra società nel suo complesso: la tolleranza verso coloro che vi transitavano sia che fossero mercanti o uomini, donne, avventurieri in cerca di una vita nuova tra le braccia della "città custodita da Dio". Ripropongo in questo libro due testi a partire dai quali possiamo figurarci come si presentava Costantinopoli a quel tempo; infatti, attraverso le dettagliate relazioni di Niceta Coniata e Roberto di Clari del saccheggio avvenuto tra il 13 e il 15 aprile 1204.