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"In questo libro si parla di persone. Ne 'Il mondo visto da dentro', la lingua si piega in un'intimità dialogica con i cari estinti, cercando chiarezza, la messa in forma del lutto e del suo superamento. Sperimentare, qui, significa lasciar-essere la distanza che mi separa dai defunti, ma anche riappropriarmi di un vissuto rimosso, senza turbarlo con la violenza di costruzioni formali metaletterarie. I testi de 'II mondo visto da fuori' sperimentano con maggiore libertà, modulandosi sullo stile delle figure nominate o cogliendone ossessioni, atteggiamenti, circostanze. La pluralità del dire nasce dalla fedeltà all'oggetto, dal calco che esso produce sul canto, deformandolo, a volte sino ad annullarlo, altre volte esaltandolo. Questo significa che sublime e antisublime, liricità e prosaicità, scrittura denotativa o connotativa, si danno ogni volta da capo nel singolo testo, a seconda di variabili non previste, bensì che scaturiscono dall'incontro con l'oggetto, ne sono la conseguenza." (Stefano Guglielmin)