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È merito di Scipio Sighele e della scuola criminologica italiana l'avere richiamato l'attenzione sulla psicologia delle folle nelle manifestazioni antisociali e delittuose. Proprio ne "La folla delinquente" (Torino 1891) l'autore illustra il fenomeno della suggestione collettiva e i suoi effetti. Sighele studia le leggi della psicologia collettiva e l'influenza di Lombroso lo portava a evidenziare la tipologia antropologica. Cerca di scoprire le leggi capaci di spiegare il comportamento delle masse e dei piccoli gruppi (anche delle coppie); comunque la tesi di fondo dell'analisi da lui condotta cercava di dimostrare come la folla viva una situazione in cui le emozioni si intensificano, ma il ragionamento si semplifica: per questo essa è una creatura intrinsecamente labile e pericolosa, oltre che intellettualmente mediocre. "Da una moltitudine" scrive l'attento osservatore della nuova realtà, "voi temete sempre, sperate di rado." Il cuore dell'opera di Sighele era costituito da un'analisi delle dinamiche di imitazione, suggestione e "fermentazione psichica" che caratterizzano, allora come oggi, le situazioni di folla. In appendice: le sentenze del tribunale di Bologna e Bari.