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Ci sono traduzioni che non si devono dimenticare. Quella che Enrico Turolla (1896-1985), celebre traduttore di Platone, Orazio e di Proclo, diede per il "Corpus Dionysiacum" è una di esse. Il suo Corpus vedeva la luce a Padova nel 1956, presso Cedam e, prima della versione di Pietro Scazzoso ed Enzo Bellini (uscita in un primo tempo da Rusconi e poi, nel 2009, nella collana "Il pensiero occidentale" di Bompiani), era la sola completa e attendibile in italiano. Senonché la traduzione di Turolla, anche se non venne condotta sugli ultimi testi critici tedeschi (Walter de Gruyter, 1990), conserva un valore impareggiabile per la scelta dei termini e per la capacità dello studioso di evocare il linguaggio mistico del misterioso pensatore che si cela dietro il nome di Dionigi Areopagita.