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"Con 'Con fatica dire fame', Giovanni Turra ci affida un'opera capace di segnare un percorso che, nella nostra poesia, saprà farsi luminoso e importante. Ciò si deve a un'esposizione linguistica millimetrica, portatrice di un punto di vista originale ed etico sulle cose; e al tempo, che ha inciso il suo passaggio come un finissimo cesello (gli estremi della composizione definiscono un arco di 15 anni). Inquadrature emotive e riflessive in fitta successione, nel modularsi continuo del quotidiano più scabro, lasciano al lettore una mappa solcata da eventi personali e insieme tipici, posti in situ dal loro stesso rivelarsi per verità e autenticità. Nulla è lasciato al caso; tutto è governato da una pronuncia salda e netta, informata dal possesso del senso storico, da un Novecento poetico interiorizzato e fatto proprio. Sono parole scandite nell'urgenza di un dialogo mai reticente con un 'tu', e un 'noi', gettati nella volontà di una comprensione. Atmosfere perlopiù domestiche e compatte si lasciano penetrare da sprazzi di luce improvvisi, a testimonianza di un'adesione senza riserve alla vita: che è cangiante, e tuttavia fedele. I corpi - esposti in un'impudicizia sensuale e carnale alla Lucien Freud - e i luoghi - sironianamente ritratti nella loro perimetrabilità solitaria - acconsentono all'indagine della vicenda umana di questo poeta, intessuta del distillare acuto e laborioso di un ascolto mai immediato e tantomeno facile." (Stefano Raimondi)