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Versi come sassi lanciati in uno stagno, che originano cerchi sempre più ampi, quasi a dilatare il nucleo centrale. Giuseppe Sangregorio, in questa sua raccolta poetica, sa condurci da una riflessione focale, interna al testo, verso derivazioni più ampie. La prima sezione è ricca di descrizioni paesaggistiche che diventano quinte sceniche per collocare il pensiero soggettivo e lasciarlo dialogare sino a diventare universale: è il caso delle poesie di apertura, fino a Stelle; prosegue poi con testi in cui riaffiorano alla memoria le figure care degli assenti, che gli permettono di introdurre il tema dell'unica certezza della vita, sempre in corsa con il tempo: la morte. La sezione Cronache e cultura raccoglie poesie in cui il fulcro è costituito dall'osservazione del mondo esterno, spunti estrapolati dal contesto sociale e culturale in cui viviamo, rielaborati con senso critico che vira, a volte, al sarcasmo, a quell'ironia particolarmente aspra e amara di cui tutta l'ultima sezione Pasquinate è pervasa.