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Carcere di Opera, ottobre 2012 - luglio 2013. Mesi di scrittura autobiografica appassionati, preceduti e intervallati da altri incontri di scrittura creativa e poetica, che ormai in questo luogo del dolore, ma anche della resistenza umana, sono emblema di vitalità del pensiero, di una sensibilità che non intende arrendersi, del desiderio di riscatto. A propri occhi innanzitutto. Condotti da Silvana, da Barbara, suggeriti da me, ora questi momenti dove più che lo stile, la "bella scrittura", hanno contato le parole di sé come "cose", sono diventate pagine che potranno essere condivise con altri. Tanti fogli dei nostri giorni insieme. In questo nostro tragitto si è andata costituendo una piccola comunità di scrittori irriducibili, tenaci, decisi. Indisponibili, soprattutto, ad avvalersi della scrittura come gesto consolatorio. Nessuna richiesta di commiserazione, forse comprensione, molte verità personali esposte talvolta senza pudore. Senza veli e filtri di sorta. La scrittura autobiografica è stata paragonata ad un bisturi, ad un gesto coraggioso alla ricerca delle proprie storie mai raccontate, all'insegna di un incontro con se stessi. Dove è la penna, ad insaputa di chi la tiene tra le dita (dei tasti docili al suo servizio come il famoso genio della lampada) a insegnarti a lavorare sulla tua storia quasi tu fossi l'artigiano di te stesso. In un crescendo anche di eccitazioni e modulazioni, spesso in una vertigine, sempre più approfondite, indagatrici, autoanalitiche.