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Icona di indipendenza e libertà, Isabelle Eberhardt (Ginevra 1877 - Ain Séfra 1904) rimane una delle viaggiatrici più affascinanti del Novecento: anima lacerata da un'inquietudine profonda, che la porta a vagare per tutta la vita nei deserti nordafricani, Isabelle scrive prose che assomigliano a poesie. Viene pubblicata una raccolta di racconti che testimoniano il rapporto autentico che Isabelle era in grado di instaurare con i luoghi e le persone che incontrava. Le riflessioni sulla religione, i costumi e la società islamica sono di evidente attualità, così come lo sono i turbamenti di una donna, sinceramente combattuta tra il desiderio di partire e quello di restare. Un libro che farà discutere sia per i contenuti sia per la curatela di Victor Barrucand, spesso accusato di aver riscritto e manipolato le carte di Isabelle dopo la sua morte.