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Nella "Vita di Gesù" (opera recante lo stesso titolo di quella pubblicata a suo tempo da Hegel), Strauss sostiene, in netto contrasto con la tradizione, che la figura di Gesù sia il frutto dell'elaborazione mitologica dei cristiani; egli non mette in dubbio l'esistenza storica di Gesù, ma è convinto che sia Gesù come elaborazione mitologica a derivare dal cristianesimo e non viceversa. Sulla scia di Hegel, Strauss sostiene la identità dei messaggi veicolati dal cristianesimo e dalla filosofia; ciò che li distingue è però la forma, in quanto ciò che la religione sostiene nella forma immaginifica del mito, è dalla filosofia sostenuto tramite la superiore forma del concetto. Strauss sostiene che la filosofia è verità compiuta e dispiegata, designando invece la religione come rappresentazione mitica. Proprio sulla base di tale distinzione, Strauss ritiene opportuno distinguere tra il Cristo della fede e quello della storia: quello della storia è un uomo eccezionale; quello della fede è miticamente inteso come Dio fattosi uomo. La filosofia hegeliana si riverbera nella struttura stessa della "Vita di Gesù" di Strauss: questa, infatti, è suddivisa in tre parti, secondo una scansione che ricorda quella hegeliana della tesi, dell'antitesi e della sintesi.