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"Poche opere di poesia mi hanno colpito recentemente come questa raccolta di Rita Pacilio. Un dolente e splendente diario, personalissimo, dove la forza dei versi fila, tesse e spacca la mormorazione in cui pure restano raccolti, pronunciati da quel luogo inespugnabile che è lo spazio dell'essere sorella. 'La prigione di mio fratello/ ha le finestre sorde'. Il libro è visionario e intimo, ma in forza di una speciale qualità di composizione e di concentrazione, evita tutti i rischi che si incontrano in un corpo a corpo così stretto con l'abisso. La voce di Rita Pacilio viene da un luogo intimo e indifeso. La poesia-sorella non osserva, è una destinazione comune, un luogo carne sangue comuni e indivisibili. Un amore che è conoscenza. L'osservatore è in un luogo altro rispetto al gorgo, alla pena, la sorella no. La sorella, lei sola conosce. Tutto il viaggio all'inferno, questa dura traversata, dove i versi sono d'una bellezza sfiancate e maestosa, hanno un centro di diamante, castissimo e brillante: 'Ho parlato al tuo corpo fraterno'. Pacilio mostra in questo libro una qualità di misura e di potenza emblematica che la accosta ad alcune voci della migliore poesia italiana. Se dunque si vorrà cercare un altro gruppo di pagine a cui accostare queste, per luminosa impenetrabilità, per rispettosa forza e arrendevolezza, si dovranno aprire le lettere di Paul Claudel alla sorella Camille. Anche là bruciava inintelligibile una fraternità scossa, devastata e pur incrollabile." (Dalla prefazione di Davide Rondoni)