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"Un bambino cammina accanto a un vecchio la cui pelle sa di durezza, di terra e di fatica. Mano nella mano, il passo breve, come sono i passi di un bambino. Non chiede: 'Cosa puoi chiedere a una quercia / se non di poterla guardare?'. Siamo all'inizio, 'quando i giorni hanno misura di cortile', e il cortile è il solo luogo conosciuto, la mappa, minima, per non perdersi e imparare a sopravvivere. Si potrebbe parlare così di queste poesie, raccontandole come quadri della nostra infanzia, di tutto il tempo che ci ha preceduti. Il racconto vuole un perimetro abitato fatto di persone, oggetti; nomi, soprattutto. È l'epoca aurorale della formazione e della crescita, delle necessarie cadute sbucciandosi le ginocchia e delle domande senza risposta. Le parole, insomma, a volte devono farsi concretezza di segni, 'appese come uccelli ai fili della luce.'" (dalla prefazione di Sebastiano Aglieco)