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Il poema apologetico di Nicola Muzalone, arcivescovo dimissionario dell'isola di Cipro nel XII secolo, costituisce una testimonianza di primo piano dei fermenti socio-culturali e politici in una importante area periferica dell'impero bizantino, nella fase cruciale che vede l'incontro/scontro fra Occidente latino, Oriente bizantino e mondo islamico, all'epoca delle Crociate. Cipro fu sempre un crocevia di civiltà, una terra in cui convivevano Cristiani, Ebrei e Musulmani. Muzalone accetta la nomina su pressione diretta dell'imperatore Alessio I Comneno, e arriva nell'isola col proposito di restaurare l'autorità della Chiesa, ma deve scontrarsi con equilibri consolidati e con la sorda ostilità dei potentati locali, sia laici sia ecclesiastici. Ne esce sconfitto, ma descrive la sua esperienza in un poema apologetico in cui spiega le ragioni della sua scelta, impiegando una lingua classicheggiante che si ispira ai modelli della letteratura greca antica (dall'epica alla tragedia e alla tradizione gnomologica), delle Sacre Scritture e dei Padri della Chiesa.