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Il corpus drammaturgico di Pier Paolo Pasolini vela e disvela una vertigine d'assoluto come fecondo intrecciarsi di gridato erotismo e sfacciata vocazione al martirio. La risentita definizione corporale dei personaggi diviene così pulsione rituale mirata a restaurare un precoce modello cristologico dentro il turbato paradigma di una salvezza ancora possibile. Stefania Rimini, nel ragionato intento di motivare l'arduo sistema sacrificale posto in essere dal suo autore, percorre tutte le stazioni di una via crucis ossessivamente attestata sin dagli esordi e scandalosamente prolungata, oltre l'estremo cimento didattico di Salò, nel progetto incompiuto, e monitorio, di Porno-Teo-Kolossal.