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Qual è il ruolo dell'informazione in terra di mafia? Cosa pensano i mafiosi dell'informazione? Dai colloqui avuti dall'autore nelle carcere italiane con alcuni di essi, si scopre che studiano attentamente le notizie e i modi di produrle, distinguono attentamente tra i giornali "buoni, obiettivi" (quelli che attuano la par condicio tra mafia ed antimafia) e quelli "cattivi, faziosi" (quelli che mostrano più simpatia per le forze dell'ordine e la magistratura che per la mafia). Fa più paura la carta stampata che non la televisione; il servizio scritto è un documento, una fonte normativa (pur non istituzionalmente riconosciuto); l'articolo di giornale è tenuto in archivio dagli organi inquirenti e quindi rimane in "eterno". Al mafioso non interessa tanto l'opinione pubblica, ma il fatto che quel pezzo di giornale vada a finire sui tavoli di chi gestisce il potere in una piccola comunità provinciale (Questore, Prefetto, Procuratore, Presidente del Tribunale, Concorrenti, Attori Politici). In questo modo il servizio scritto sul giornale può andare a destabilizzare eventuali equilibri raggiunti tra gli attori istituzionali che gestiscono quel territorio.