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Nel 1914, alla vigilia dell'ingresso in guerra del Regno d'Italia, l'irredentista triestino Ruggero Timeus pubblica un libro, intitolato Trieste, con il quale accusa il tentativo di denazionalizzare i territori italofoni dell'Impero Asburgico ad opera dello stesso governo imperiale. Il libro, di una sconcertante attualità, creerà storicamente una scissione definitiva, da tempo presagita, con l'irredentismo culturale di Scipio Slataper e Giani Stuparich. Qualche anno dopo, precisamente nel 1920, a conflitto mondiale terminato, un nuovo libro di denuncia viene scritto da un altro irredentista triestino: il Prof. Attilio Tamaro. Sopravvissuto agli orrori della guerra, ravvisa la necessità di una forma di Stato che assicuri al cittadino equità sociale e tutela, non lesinando acute critiche al comunismo.