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Tre amici molto legati tra loro (Cesare Pavese, Natalia Ginzburg, Felice Balbo) scrivono a un'amica comune, Ludovica Nagel. Questo libro raccoglie le loro lettere; la destinataria rimane avvolta nell'ombra. Sono amicizie nate alla fine della guerra, nelle stanze della sede romana della casa editrice Einaudi. Attraverso le lettere vediamo queste amicizie proseguire negli anni o interrompersi tragicamente. Chi legge un epistolario diventa, per interposta persona, l'interlocutore di chi scrive. La voce sarcastica e amara di Pavese che dice addio poco prima di togliersi la vita; la sollecitudine affettuosa e dolente di Natalia Ginzburg; la passione comunicativa di Felice Balbo che ragiona di Simone Weil e di cibernetica, arrivano, attraverso la reale destinataria, a coloro che, destinatari imprevisti, leggeranno questo libro. Un contributo alla storia della cultura italiana del Novecento? Anche, certo. Ma questa raccolta di lettere, proprio perché casuale e frammentaria, ci restituisce soprattutto qualcos'altro: l'intreccio di vite diverse, il disordine tumultuoso di cui è fatta l'esistenza.