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Nel breve tempo che passa fra la vita e la morte, la protagonista, già dolcemente distaccata dal mondo, rivede con un tuffo di tenerezza se stessa bambina: bizzarra, curiosa, vivace di spirito e "idiota", come lei stessa si considerava sin dalla prima classe elementare, in lotta costante con sillabe e parole che sotto il suo sguardo si disponevano e si sconnettevano a loro piacimento (solo da adulta saprà di essere stata affetta da una forma di dislessia). Il microcosmo che le gira intorno è visto dall'occhio infantile: la famiglia, che la tratta con una punta di affettuosa ironia, e la scuola fascista con i suoi falsi valori, i suoi miti e i suoi rituali, tesi a riprodurre in miniatura una società di "sudditi". Il paesaggio familiare e quello sociale, ripresi dallo sguardo ora divertito ora malinconico della protagonista, si modificano e si arricchiscono man mano che essa cresce e comincia, ormai ginnasiale, il suo percorso di iniziazione, riuscendo a dominare dopo una strenua lotta le sillabe e le parole ballerine, tanto da inoltrarsi miracolosamente nella lettura, che condizionerà per sempre la sua visione del mondo. Nella seconda parte, a Italia liberata, la narrazione si arricchisce di personaggi, fra cui alcuni noti protagonisti della vita culturale milanese.