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"Gli amici di Carlo, alla domanda se il Dal Lago fosse un poeta, risponderebbero di sì, senza esitazione. Lo era innanzitutto fisicamente: fateci caso, i poeti hanno tutti un'aria un po' ritrosa, a metà tra l'allegria e la malinconia, in bilico. E dalla faccia si nota. Mai visto un poeta dalla faccia tronfia o tracotante. Insomma il proprio oro lo sanno nascondere. E poi, si sa, i poeti vedono le cose in modo particolare: prima di leggerli, non le avresti mai viste ma poi, appena lette, ti stupisci di non essere stato proprio tu a scriverle tanta è la forza della loro verità. Questo accade leggendo molti testi di Carlo, ancora oggi nuovi e capaci di suscitare stupore e subito dopo condivisione nel lettore: provare per credere. Sono tempi grigi, oggi, avari di poesia più del solito, eppure a noi piace ricordare Carlo poeta proprio seguendo quel che diceva Andrea Zanzotto: la poesia è sempre più di attualità perché rappresenta il massimo della speranza. Un modo per ricordarlo perché ce ne sarebbe bisogno". (A. Pozzi)