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"La cura è umanistica in quanto si distingue dalla cura medica, finalizzata alla diagnosi e alla cura del disturbo diagnosticato. È laica in quanto è guidata dal processo che si attiva nello spazio aperto dal non sapere in cui si dispiega il dialogo, piuttosto che dalle teorie e relative procedure delle diverse scuole. Occorre partire dall'osservazione che in ogni pratica di cura si applicano delle procedure e si attiva un processo: la differenza sta in ciò a cui scegliamo di dare la priorità. Se la nostra priorità è il dialogo, le procedure restano sullo sfondo: se mai sono utilizzate, lo sono in modo non protocollare e modificato in funzione delle esigenze del processo. Questo significa che la cura è guidata dalle indicazioni che emergono di momento in momento nella relazione, e non dalla teoria del curante che rimane sullo sfondo, con una funzione non vincolante di orientamento: la chiave è la presenza qui e ora al processo, non l'aderenza a una teoria. Di conseguenza, la scienza che studia questo approccio alla cura deve essere una scienza fenomenologico-ermeneutica." (L'autore)