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Questo non è un libro. È una bottiglia di champagne tenuta a lungo in cantina e finalmente stappata. Lo si capisce subito, dal primo fragoroso botto che d'un balzo ci catapulta in treno, in mezzo a un gruppo di studenti che stanno andando a scoprire Parigi e poi dall'effervescenza delle mille e mille bollicine di cui è intrisa tutta la storia: amori, delusioni, avventure, tragedie, gioie, sofferenze, sogni. E anche delitti, misteri, tragedie, scelte di vita, dubbi esistenziali. Insomma, c'è tutto, tutto quanto può capitare non a un protagonista singolo, sarebbe obiettivamente troppo, ma a un'intera generazione. È questo l'aspetto più significativo del libro di Carlo Salvioni: la dimensione ampia e illuminante di una storia collettiva. Prima delle rivoluzioni non racconta di Fabrizio, di Paolo, Roberta, Mario, Catrina e degli altri, ma di com'era il mondo di Fabrizio, Paolo, Roberta, Mario, Catrina e degli altri "prima delle rivoluzioni". Un compito impegnativo, come è facile intuire, perché si toccano i tasti della morale, del costume, della politica, della società e del desiderio di rinnovarla e il racconto per molti tratti ha il respiro lungo e complesso della Storia, non quello ristretto della vita di un singolo protagonista.