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La difficile compatibilità di una certa idea di teatro con taluni principi fondanti dell'Occidente colto e cristiano, è un fatto incontrovertibile, come dimostra l'interminabile vicenda delle condanne che da Platone in poi, attraverso il Medioevo e fino a modernità avanzata, hanno teso a negarne ogni legittimazione. Un contrasto radicale, che ha epocalmente coinvolto teatranti e oppositori in autentiche guerre di posizione, con una posta in gioco che si è disputata sul piano ontologico e religioso. Un sacro dissidio, dunque, che in questo studio viene indagato a partire da una ridefinizione delle forze in gioco, delle ragioni del loro irriducibile contrasto e della loro specifica modellizzazione filosofica, antropologica e semiologica.