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Il 1991 segna per Giuseppe Giardina il ritorno alla gioia dell'affabulazione, al bisogno di inseguire la suggestione del racconto, accantonando così per parecchi anni l'impegno a realizzare opere nell'ambito dell'arte figurativa. Appartengono a quel periodo i nove racconti ospitati nella presente silloge, le cui trame prendono l'abbrivio da occasioni inaspettate, sorprendenti, colte al volo: storie innestate sul filo della memoria, germogliate da una scintilla, suggerite da una tematica, da un seme destinato, attraverso ampi e articolati passaggi e ghirigori, ad allargarsi per sfociare in una narrazione che pretende di portare alla luce un rosario di situazioni e sentimenti inseriti in un contesto variegato per il momento storico e per la struttura dei personaggi. La materia dei racconti si raggruma attorno ai ricordi, alla responsabilità morale, al dramma delle droghe, alla metamorfosi interiore, all'amore fraterno, alla vendetta, al rimorso, all'onore, al trionfo della verità.