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Destrutturando e ristrutturando il racconto classico, la cui forma viene spinta verso la periferia e dando valore e significato a un canone letterario culturale e indennitario, Enzo Papa racconta una storia personale che ha covato dentro di sé per molti, lunghi anni, e che solo adesso può vedere la luce. Il racconto si muove su due piani: da un lato la fabula di un dramma mai metabolizzato e delle sue cicatrici, con le sue sequenze espressive; dall'altro un gioioso recupero memoriale, quasi un contrappunto, con una breve serie di analisi come autonomi racconti minimalisti. Con un linguaggio dal tono alto che non ammette distinzioni tra le forme letterarie più evolute e non convenzionali e si impone all'attenzione per il suo carattere di bella letteratura.