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Il catanese non è un semplice dialetto immerso nel variegato e sterminato panorama dei tanti dialetti siciliani: il catanese è una vera e propria lingua, che per le sue risorse d'immediatezza e di aderenza espressiva si differenzia nel lessico, nei fonemi, nei morfemi, negli stilemi, nei glossemi intesi come vere e proprie unità provviste di esclusivi valori semantici, nelle regole d'uso e nell'accentazione dalle altre parlate che attorniano la città. Solo a poca distanza (Acireale, Paternò, Lentini, ecc.) la grafia si differenzia notevolmente, le parole assumono significati diversi, talora opposti, e i suoni hanno altra natura. L'opera si articola in quattro sezioni: la prima, con oltre 2700 citazioni, è dedicata alle massime, ai proverbi, ai modi di dire e agli aforismi; la seconda agli esilaranti indovinelli e miniminagghi; la terza alle note e meno note filastrocche e conte; la quarta agli imprevedibili e complicati scioglilingua; mentre un capitolo a parte è dedicato ai cosiddetti vannii o vanniàti, cioè al reclamizzare la propria mercanzia ad alta voce con appropriati vocaboli da parte dei venditori girovaghi sia per le strade della citta che nei banchi dei mercati. Infine l'opera si conclude con un nutrito glossario comprendente una notevole quantità di vocaboli in uso da parte dei catanesi, aggiungendo di conseguenza la più probabile traduzione in lingua italiana.