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Con Franz, l'autore ci immette nel mondo affascinante della Mitteleuropa tra la fine del XIX secolo e gli anni difficili del disfacimento dell'impero asburgico. "C'era una volta, al centro della Boemia orientale, un minuscolo villaggio...". L'incipit sembra introdurci in una fiaba, ma la conclusione è la cronaca asciutta, percorsa da una profonda pietas, di un funerale in cui poche persone legate da vincoli di affetto consegnano "alla sfera del silenzio" il loro figlio, fratello, amante e amico. Tra questi estremi si svolge la storia narrata: nella prima parte prende rilievo il personaggio del padre, e intorno a lui la moglie e i figli formano un coro non sempre concorde ma sempre da lui dominato. Quando poi gli eventi esterni fanno irruzione in questo mondo offrendo nuove prospettive, è il momento di Franz. Tutto per lui è difficile: il rapporto con gli amici, con le ragazze e soprattutto con se stesso. La sua tecnica difensiva è l'isolamento, l'indifferenza, ed egli si maschera di fronte agli altri e ancor più a se stesso. Sarà la malattia a indurlo ad aprirsi alla vita proprio quando gli sta sfuggendo.