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La fama di Friedrich Wilhelm Joseph Schelling come filosofo dell'arte deriva in larga parte dal discorso sulle arti figurative e la natura, pronunciato dinanzi a un folto pubblico il 12 ottobre del 1807 in occasione dell'onomastico del re di Baviera. Il che stupisce, visto che proprio con questo discorso Schelling cessa di occuparsi speculativamente dell'arte, persuaso non solo della crisi dell'arte del suo tempo, ma più in generale del carattere illusorio della tesi del primato dell'arte. Così, paradossalmente, il discorso rappresenta il vertice dell'estetica schellinghiana e insieme l'inizio della sua fine, quanto meno dell'estetica intesa come "filosofia dell'arte". Infatti, se è vero che l'arte non vi appare più come la sola epifania possibile dell'assoluto, è però altrettanto vero che proprio nel discorso troviamo un'esemplare trattazione di alcuni dei problemi fondamentali dell'estetica schellinghiana: tutto un grappolo decisivo di temi che dopo Schelling hanno impegnato il pensiero di grandi storici e teorici dell'arte del Novecento (Wöllflin, Riegl, Lukács e Adorno) e si ripropongono alla meditazione odierna.