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Pubblicato per la prima volta a Londra nel 1914, a ridosso di due mostre di pittura "postimpressionista" destinate a lasciare un segno profondo nella cultura figurativa inglese, L'Arte di Clive Bell è un testo per molti aspetti singolare. Manifesto di critica militante, e insieme pamphlet che mette in mora molte pietre miliari dell'arte "classica" a favore di quella contemporanea, l'opera è ancor più la codifica di una nuova prospettiva estetica a partire dal radicale sovvertimento di secolari convinzioni della teoria e della pratica artistica. Il risultato è un vasto affresco che, puntando il compasso sul presente, offre una lettura, angolata e partigiana, della storia dell'arte occidentale dal VI secolo d.C. al Novecento. Il cardine su cui ruota la teoria estetica di Bell insiste sull'idea che il fine dell'arte non sia la bellezza (conseguita ad esempio attraverso un processo imitativo-rappresentativo), bensì il suscitare un'emozione del tutto peculiare assente negli altri dominî dell'esperienza. Questa "emozione estetica" può essere attivata solo se l'opera possiede una "forma significante", una specifica combinazione di linee, forme, colori e valori figurativi, che è massimamente efficace nelle opere dei "primitivi" e che esautora ogni altra (e accessoria) valutazione d'ordine storico, sociale, filologico. Forma "pura" dunque, essa prende a scemare nei periodi in cui nell'arte prevalgono caratteri descrittivi, narrativi e illusionistici. Di qui il singolare parallelismo che Bell istituisce tra la prima arte bizantina e alcuni esiti della modernità, esemplificati dalla pittura di Cézanne: in entrambi i casi, gli artisti sono riusciti a ridurre all'essenziale i confini dell'opera pervenendo a quella significanza della forma capace di suscitare non solo una particolare esperienza estetica, ma anche una intensa soddisfazione etica. Alla convergenza fra il dettato critico di Roger Fry e i Principia Ethica di George Edward Moore, L'Arte di Clive Bell è dunque un testo capitale per comprendere alcuni passaggi decisivi dell'estetica e delle pratiche artistiche del XX secolo. La presente edizione, la prima in lingua italiana, puntualmente curata da Claudio Zambianchi, condotta secondo criteri rigorosi, è corredata di esaustivi apparati critici e bibliografici.