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Vera Trachsel presenta una serie di nuovi lavori che nascono dal confronto primario con la fisicità dei materiali che utilizza. Carta, vetro, gesso, cartone, gommapiuma, schiuma poliuretanica, colori acrilici, legno sono scelti dall'artista per la loro duttilità e facilità di manipolazione. Semplici e poveri, questi materiali sono quasi sempre trovati e recuperati dagli scarti della produzione industriale o edilizia, come nel caso del sempatap, un prodotto isolante a base di lattice, che Vera Trachsel assume a titolo di questa mostra. Tra i lavori presenti in mostra, vi è anche una piccola busta di plastica appesa al muro con un pezzo di nastro adesivo nella quale sono raccolti dei frammenti di carte colorate dalle forme disparate. Osservandoli con attenzione, scopriamo che questi pezzi di carta non sono altro che gli scarti prodotti dalla realizzazione del libro d'artista che accompagna l'esposizione. Un libro senza parole, fatto solo di forme e colori, come un dipinto mutevole da sfogliare in continuazione, a cui è affiancata una seconda pubblicazione con un testo critico di Elio Schenini e una serie di scatti fotografici realizzati da Simone Haug che documentano il processo di realizzazione delle opere negli spazi del centro culturale indipendente Morel.