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Qual è stato il ruolo degli intellettuali italiani nella cultura radiofonica svizzera? E quali immagini della Svizzera e dell'Italia sono state veicolate tra il ventennio fascista e gli anni di piombo? Fin dai suoi esordi negli anni Trenta, la Radio svizzera di lingua italiana, emittente nazionale di servizio pubblico rivolta a una minoranza linguistica, attinse a risorse intellettuali esterne alle proprie frontiere politiche, caratteristica che contribuì a definirne il profilo. Durante il ventennio fascista, ad esempio, gli intellettuali italiani poterono esprimersi ai microfoni di questa radio con una libertà che in Patria non si sarebbero concessi: memorabile in tal senso il discorso di Benedetto Croce del 1936. In seguito, quando le forme dell'intervista e del dibattito presero il sopravvento, saranno giornalisti e scrittori come Eugenio Montale o Pier Paolo Pasolini ad approfittare di quello spazio di confronto che la Svizzera italiana offriva loro. Attraverso l'analisi delle fonti scritte e sonore, molte delle quali inedite, il saggio di Nelly Valsangiacomo ricostruisce un panorama radiofonico complesso e affascinante, animato dalle voci di alcuni tra i più grandi intellettuali italiani, come Elio Vittorini, Maria Corti, Indro Montanelli e Dario Fo. Voci che ora possono essere riascoltate grazie a una pagina web creata a complemento del volume.