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"L'affermazione che la religione è per l'uomo qualcosa di innato e naturale è falsa, se si fanno passare per religione in generale le idee e le rappresentazioni del teismo, e cioè della fede in Dio vera e propria, ma è perfettamente vera, se per religione non s'intende altro che il senso di dipendenza - il sentimento, o la coscienza, che l'uomo ha di non esistere, e di non poter esistere, senza un altro essere distinto da lui, e di non dovere a se stesso la propria esistenza. La religione in questo senso non è meno intrinseca e connaturata all'uomo di quanto lo sia la luce all'occhio, l'aria al polmone, il cibo allo stomaco. Religione significa riconoscere ciò che io sono, prenderne atto. Ma, anzitutto, io non sono un essere che possa esistere senza luce, senz'aria, senz'acqua, senza terra, senza cibo, indipendentemente dalla natura. Nell'animale e nell'uomo che è ancora vicino allo stato animale questa dipendenza è ancora incosciente, irriflessa; elevarla a coscienza, rappresentarla, riconoscerla, prenderne atto significa elevarsi alla religione. Così tutta la vita dipende dalla successione delle stagioni; ma solo l'uomo celebra questa successione in rappresentazioni drammatiche, in feste. Ma queste feste, che non esprimono e non rappresentano altro che il corso delle stagioni o le fasi lunari, sono le professioni religiose prime, più antiche, più autentiche e genuine dell'umanità".